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       MADONNA DELLA GRATA  

La località in cui è edificato il Santuario della Madonna della Grata, è una delle più amene e indicate per un santuario, che può spiccare come una bianca isola in mezzo al rigoglioso verde degli orti, circondato dalla distesa immensa degli ulivi della nostra marina.
Quello che si ammira, e «capace di assolvere alle crescenti necessità del culto», fu costruito, a spese del popolo, dal progettista ed architetto Gaetano Jurleo, mentre esecutore dell'opera fu il mastro muratore, vanto dell'artigianato ostunese, Francesco Giraci.
È il santuario meno antico dei quattro esistenti. Infatti risale alla metà del secolo scorso, ma non meno importante per la tradizione religiosa e per la sua architettura.
Lo stile è romanico moderno con elementi arabo-bizantini, culminante in un'ampia e caratteristica cupola, che svetta su altre quattro di dimensioni minori, situate agli angoli della grande navata.
Alberto del Sordo, nel libretto Santuari e insigni templi mariani nella provincia di Brindisi (Santuari e insigni templi mariani nella provincia di Brindisi, Brindisi 1970, pp. 17-18.1), afferma: «I precedenti che determinarono la costruzione del Santuario, dedicato a Santa Maria della Grata, risalgono alla metà del secolo scorso. Un contadino, impegnato nei lavori di rimonda, cade in malo modo dall'alto di un albero e precipita in un roveto. I dolori sono lancinanti e non gli consentono il benché minimo movimento; la campagna è deserta ed in suo soccorso non può accorrere anima viva. Invoca la Madonna, che interviene ai suoi lamenti o lo risana, cancellando le lesioni alla spina dorsale e alle costole (colonna vertebrale e costole costituiscono, in gergo ostunese, la grata, donde il titolo di Madonna della Grata). Nel momento in cui si mette in piedi, il miracolato si accorge che il roveto, in cui è caduto, nasconde una grotta, vi penetra e su di una parete scopre un affresco della Madonna. La notizia del rinvenimento della sacra immagine si diffonde con la rapidità del vento e da quel momento gli ostunesi cominciano a frequentare il pio luogo e a salutare la dolce Madre del Signore con il titolo di Madonna della Grata ».
Questo santuario, pur nel ritmo frenetico della vita, pur con tanto poco interesse per le cose spirituali, pur in un periodo di assoluto consumismo, è il più frequentato nella prima decade di agosto. I turisti ed il popolo assistono ad un rito che è uno dei più affascinanti, dei più ordinati, dei più silenziosi e dei più riposanti, che si addice alla contemplazione ed alla meditazione. Solenni sono i festeggiamenti per alcune ricorrenze religiose, ma quelli in onore della Madonna della Grata superano di gran lunga tutti. Nessuna processione, e ne sopravvivono parecchie in Ostuni, raccoglie un così gran numero di fedeli, anche se la festa in onore della Madonna è una delle più semplici: niente luminarie, niente fuochi pirotecnici, nessuna banda musicale, solo il canto delle migliaia di fedeli osannanti alla Madonna.
La forma di devozione è spettacolare: il buio dei dintorni è violato da migliaia di luci, che provengono da candele accese, che creano qualcosa di fantasmagorico, d'irreale, ed i forestieri ed i turisti restano stupiti e ammirati.
Se dobbiamo tener conto di una certa labilità del senso religioso, che si nota attualmente, dobbiamo allora rilevare che questo culto, è tra i più sentiti e spettacolari; ha precedenti solo nelle forme e negli apparati del Seicento, quando alla devozione si univa la ricerca dell'effetto visivo.
Fino a qualche decennio la devozione era tanto sentita da rasentare il feticismo.
         

 

 

 
     

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