TARTARUGA - CILONA


 

Progetto "CILONA"

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questo progetto è dedicato
al dott. Damiano Leuzzi, amico e collega
prematuramente scomparso

Scopo del progetto è la liberazione e il monitoraggio, in un habitat idoneo e delimitato, di una popolazione di Testudo Hermanni (la cosiddetta tartaruga comune), allo scopo di ottenere elementi utili per future reintroduzioni.


Accoppiamento di Testudo h.hermanni

HABITAT

Questo rettile è un animale tipico dell’area mediterranea, dove occupa varie nicchie ambientali; in Italia le dune costiere rappresentano l’habitat primario. Caratterizzate da una scarsa copertura vegetale su substrato sabbioso sono ambienti di particolare pregio sia per la loro peculiarità biologica sia per l’azione di protezione dall’erosione marina. A partire dagli anni ‘60, purtroppo, lo sviluppo turistico dei litorali italiani ha causato la sparizione completa di molti ecosistemi dunali e la conseguente estinzione di intere popolazioni di testuggini.

Anche le perticaie costiere di ginepri, formazioni presenti soprattutto nel nostro meridione, possono ospitare la T.hermanni. La gariga è forse il tipo di vegetazione secondaria prediletto dalle testuggini: è il regno dei cisti, del timo, della lavanda, del rosmarino e di numerose altre essenze aromatiche mediterranee. Specialmente nei periodi piovosi si assiste ad un rigoglio di basse piante erbacee (composite, leguminose, piantaggini ed altre) che costituiscono la principale fonte di cibo per le testuggini. Internamente troviamo la macchia mediterranea (mirto, corbezzolo, ginestra, lentisco, fillirea ecc.) e, là dove è sopravvissuta all’azione antropica, la lecceta per quanto riguarda la pianura (con piccole superfici di sughereta tipica del brindisino) mentre nella zona collinare il fragneto. Queste ultime sono formazioni troppo chiuse ed ombrose per essere abitate dalle testuggini in maniera stabile (fatta eccezione per il periodo del letargo) anche se la distruzione degli habitat primari fa si che questi ambienti rappresentino spesso l’unico e ultimo rifugio per questi rettili. Nella provincia di Brindisi, cenerentola a livello nazionale per quanto riguarda la superficie boschiva, il panorama rurale è inoltre caratterizzato quasi esclusivamente dalla presenza di un agricoltura intensiva che dà sicuramente poche “chanche” a questi animali. Tuttavia, nonostante questa situazione estremamente negativa, nei pochi microhabitat che residuano sul territorio, qualche segnalazione, anche recente, della presenza di questo antichissimo rettile è stata fatta.


Habitat tipico della Testudo h.hermanni

SITUAZIONE ATTUALE

La presenza della T.hermanni nel nostro territorio, così come in tutto il meridione era abbastanza omogenea soprattutto nelle zone costiere. Una segnalazione tra le tante può rendere l’idea della sua diffusione. Nella ricostruzione storica, pubblicata su “Umanesimo della pietra” del luglio 1995, delle vicende di masseria Ingegna viene citato un tentativo, nel 1753, di spostare i confini da parte del massaro, “scoperto sul fatto da tal Leonardo Caramia, il quale, mente era a caccia di celone, si accorse di quello che stava succedendo e diede l’allarme”. E’ evidente che la caccia di celone, considerando l’epoca, non poteva avere che scopo alimentare e il fatto che venisse praticata poteva essere giustificato solo dall’abbondanza delle prede. Le principali cause di scomparsa o di rarefazione di questa specie sono ovviamente imputabili ai cambiamenti epocali subiti dall’ ambiente in seguito alla pressione umana, ma altre cause sono invece più individuabili e quindi gestibili. I principali pericoli in questo senso sono rappresentati dagli incendi, infatti la testuggine, per l’ impossibilità di attuare spostamenti veloci, costituisce una delle specie più vulnerabili in assoluto. Altro fattore è rappresentato dalla meccanizzazione dell’agricoltura oltre che dall’uso, spesso eccessivo di sostanze chimiche. Per ultimi, ma non come importanza, vanno considerati il problema della predazione da parte di volpi ma soprattutto di cani randagi, piaga che affligge da troppo tempo il nostro territorio e la raccolta di testuggini per alimentare il commercio illecito. Questo traffico ha interessato la Puglia e la Calabria diretto verso il mercato terraristico del Nord Europa e ancora oggi nella nostra provincia è attivo un commercio illegale di testudo con la Germania. E’ evidente che ognuno di questi problemi può essere più o meno controllato con opportuni interventi che in questa sede non è il caso di affrontare. La difficoltà principale per una reintroduzione nella nostra provincia rimane quella di individuare un sito che sia idoneo e nel quale tutti questi fattori siano minimizzati.


Testudo h.hermanni morta in un incendio

IL GENERE TESTUDO

Tutte le testuggini terrestri della regione mediterranea sono raggruppate, nella nomenclatura zoologica, sotto il genere Testudo, endemico di questa regione. Al genere Testudo appartengono 5 specie, due delle quali (Testudo hermanni e Testudo gaeca) sono ulteriormente suddivise in sottospecie. La specie Testudo hermanni è esclusiva dell’Europa meridionale ed orientale e si suddivide in sottospecie orientale, Testudo hermanni boettgeri che occupa la maggior parte dell’area: dai Balcani alle regioni danubiane e dalla Romania sud-occidentale al Pelopponneso con alcune popolazioni relitte nel Veneto e lungo il delta del Po; anche se introduzioni recenti ad opera dell’ uomo hanno confuso ed ibridato questa sottospecie con l’ altra, quella occidentale e autoctona per l’Italia, Testudo hermanni hermanni. Una volta comune nelle zone costiere occidentali e meridionali del nostro paese è ovviamente la sottospecie utilizzata per il nostro progetto. Considerando che di questa sottospecie poche sono le popolazioni esistenti fuori dall’ Italia (in Provenza, in Corsica, nelle isole Baleari e in provincia di Gerona in Spagna), dobbiamo concludere che la distribuzione e la situazione mondiale della Testudo hermanni hermanni è veramente drammatica. Oltre il 90% delle popolazioni vivono sul suolo italiano, e questo dato evidenzia il ruolo, l’importanza oltre all’enorme responsabilità che ha l’Italia nei confronti della comunità mondiale per quanto riguarda la sopravvivenza di questa specie, unica nel patrimonio naturalistico europeo e mediterraneo. Diventa quindi urgente e necessario creare delle riserve biogenetiche negli habitat più tipici della Testudo hermanni hermanni.


Distribuzione di Testudo hermanni in Europa

SELEZIONE DEI SOGGETTI

La distinzione tra le due sottospecie è sempre stata fatta su base morfologica, solo in tempi recenti sono iniziati gli studi genetici da parte di alcune facoltà italiane; ovviamente questi ultimi sono sicuramente attendibili ed infatti per molte specie di rettili hanno dato luogo a revisioni anche imponenti sia della classificazione che della distribuzione. In attesa di poter usufruire delle analisi genetiche, precise ma costose ci siamo basati sulla vecchia classificazione morfologica. La prima distinzione riguarda le dimensioni: decisamente più grandi nella sottospecie orientale che può raggiungere i 25 max 30 cm.(con un peso di 1600-1800 gr. ma con segnalazioni di esemplari di 5kg.!) contro i 15-16 max 20 cm della nostra T.h.hermanni.  che raggiunge mediamente da adulta i 1000 gr. per femmina e i 6-700 gr il maschio. Altra differenza riguarda la colorazione decisamente più brillante e uniforme nella “nostrana”, con il giallo marcatamente più vivace, nettamente staccato dal nero molto intenso di ogni placca di cui è composto il carapace. Sul piastrone questa differenza cromatica è ancora più evidente: nella T.h.hermanni la colorazione nera è simmetrica in soluzione continua in senso verticale su ognuna delle due metà del piastrone. Nella sottospecie balcanica il nero sul piastrone, qualora presente, è comunque meno esteso e, anche negli esemplari più “scuri”, non sarà mai così intenso e continuo. Un’altra particolarità cromatica della“nostrana” è la presenza sulla testa o sulle guance di una piccola macchia gialla. La distinzione più specifica è però legata alla differenza di dimensioni della sutura pettorale, più corta nella T.h. hermanni e più lunga nella boettgeri, rispetto alle rispettive suture femorali. I soggetti utilizzati per le liberazioni sono nati in cattività da Testudo h.hermanni regolarmente denunciate come prevede la legislazione attuale, di proprietà del relatore del presente progetto e del sig. Palma Antonio. Sia i genitori che i piccoli vivono in un piccolo frutteto di circa 2000 metri quadrati situato in c.da Petrosa (Francavilla Fontana) di proprietà dell’ associazione Urupia che viene coltivato, come il resto dei 23 ha. dell’azienda, esclusivamente con pratiche di agricoltura biologica . Non esiste nessun intervento antropico nella gestione di questa piccola popolazione di Testudo come normalmente si verifica negli allevamenti commerciali tipo: incubazione artificiale delle uova per aumentare la percentuale di schiusa, svernamento in terrario per accelerare la crescita, alimentazione con fonti proteiche di origine animale per uno sviluppo forzato ecc. Gli unici interventi sono rappresentati dai controlli veterinari periodici e di urgenza con eventuali terapie e da semine saltuarie di leguminose per fornire una buona alimentazione alle testuggini.




Nelle immagini sono chiaramente visibili sia i caratteri
distintivi dei maschi (a destra) dalle femmine (a sinistra)
che le differenze della colorazione del piastrone tra la
T.h.hermanni (sopra) e la T.h.boettgeri (sotto).
Si noti come la sutura pettorale sia più lunga della sutura
femorale in T.h.boettgeri, viceversa invece nella
T.h.hermanni dove la prima è circa la metà della seconda.

IL PROGETTO

Si prevede la liberazione di quattordici esemplari all’anno per cinque anni consecutivi per un totale di settanta soggetti, a partire dalla primavera del 2004. I soggetti vengono rilasciati raggiunti i cinque anni, età questa ritenuta idonea dalla maggior parte dei ricercatori per garantire delle buone percentuali di sopravvivenza; inoltre questa età fa sì che i soggetti liberati il primo anno raggiungeranno dopo cinque anni, nel 2008, epoca dell’ ultima liberazione, la maturità sessuale e quindi la popolazione diventerà autosufficiente. Ogni animale viene identificato attraverso l’applicazione di un microchip inserito, come da convenzione internazionale, nel sottocute della coscia posteriore destra. Di ogni testuggine, prima della liberazione, vengono rilevati i dati morfometrici secondo uno schema convenzionale; questi dati sono molto importanti perché verranno aggiornati negli anni successivi. Il progetto prevede infatti il monitoraggio degli animali liberati con due controlli annuali, ove è possibile la ricattura. Il primo di questi controlli verrà realizzato in autunno per verificare le condizioni di salute prima del letargo invernale mentre il secondo in primavera per verificare le stesse condizioni al risveglio. La liberazione annuale verrà invece realizzata in primavera inoltrata per dare agli animali un tempo sufficiente per un buon adattamento. Come già specificato lo scopo del progetto non è una reintroduzione in senso letterale, per la quale attendiamo analisi genetiche che accertino con sicurezza il genotipo, ma  la liberazione di esemplari morfologicamente idonei in un habitat adeguato e ben definito al fine di monitorare l’evoluzione di questa piccola popolazione e trarne elementi per futuri ripopolamenti su scala più vasta. E’ fondamentale che i proprietari dei fondi aderiscano e condividano le finalità del progetto, questo anche in relazione all’evoluzione dello stesso; infatti è auspicabile che il monitoraggio delle Testudo possa proseguire oltre i cinque anni delle liberazioni. Si possono prevedere inoltre varie iniziative: da quelle prettamente didattiche (per questo scopo sono previsti dei tabelloni illustrati distribuiti nei fondi) quali visite guidate, lezioni sul campo, stage naturalistici ecc., ad altre più marcatamente scientifiche quali la mappatura genetica della popolazione di Testudo oltre all’utilizzazione del  eventuale surplus di soggetti per la reintroduzione in altri ambienti mediterranei.


Disegno schematico della scheda di rilevamento morfologico

I SITI

Le località individuate per la liberazione delle Testudo sono ambedue localizzate nell’agro di Ostuni.

La prima (dove avverrà la liberazione più consistente e cioè dieci testuggini all’anno per un totale di cinquanta esemplari) è un bosco di circa 11 ha, localizzato all’interno dei terreni della masseria Ferri di proprietà della signora Lella Rosa; si tratta di una azienda di complessivi 100 ha situata in contrada Ferri, quasi ai confini della provincia di Taranto, raggiungibile facilmente percorrendo la strada provinciale Ostuni-Martina Franca a circa 6 km da Martina. La masseria ha le caratteristiche tipiche delle aziende delle Murge meridionali, si tratta cioè di una masseria di allevamento con un corpo di fabbrica in posizione centrale e i terreni, costituiti da pascoli arborati e boschi di fragno, distribuiti intorno. Tutta la superficie aziendale è recintata e tabellata a norma, con divieto d’accesso, quindi,  anche per i cacciatori e l’attività antropica è limitata al taglio dei polloni. Particolare estremamente positivo ed interessante è la segnalazione della presenza della T.h.hermanni in tempi non remoti. Il bosco dove verranno liberate le giovani testuggini appartiene alla fascia fitoclimatica del Lauretum freddo di Pavari; il che è molto rilevante dal punto di vista geobotanico, poiché rientra nelle poche zone che costituiscono l’areale italiano del fragno, specie quercina tipicamente balcanica ed anatolica la cui distribuzione nel nostro paese è limitato a poche zone discontinue nella Puglia centro meridionale (provincie di Taranto, Brindisi e Lecce) e nella Basilicata. La componente arborea è costituita quasi esclusivamente da Fragno (Quercus macedonia); solo sporadicamente vi si rinvengono alberi di altre specie, come Roverella (Quercus pubescens) e Olivo (Olea europea), tutti di piccole dimensioni e molto rari. La componente arbustiva è pressoché assente, limitata com’è a poche piante di Cisto (Cistus spp.), mentre la vegetazione è limitata ad un tappeto discontinuo. Il bosco è un fragneto governato a ceduo, con utilizzazioni quindicennali.

La seconda località, dove saranno liberate quattro tartarughe all’anno per un totale di venti, è l’azienda Lamacoppa piccola di proprietà dei signori Gianfranco Ciola e Flo Tanzarella, che dista da Ostuni circa 6 km. L’azienda si raggiunge percorrendo la strada provinciale Ostuni-Francavilla F.na; si svolta quindi a destra per C.da Lamacoppa, dopo aver oltrepassato le masserie Molillo e Lamacoppa e prima di giungere alla masseria Martucci, si imbocca sulla sinistra una strada sterrata interpoderale, percorrendola per circa 400 mt. si accede al fondo ubicato in c.da Lamacoppa p.la. La superficie fondiaria complessiva è di ha 2.58.25 posta a 200 m s.l.m. Tutta la superficie è occupata da seminativo arborato dove insistono una decina di specchie formate da grossi cumuli di pietra calcarea, intorno alle quali si sono sviluppati nuclei arborei di Roverella (Quercus pubescens) di 40-60 anni. Sul lato lungo dell’appezzamento è presente un filare di Roverelle misto a qualche esemplare di Sughera (Quescus suber). Nell’azienda negli ultimi anni sono stati avviati una serie di interventi di rinaturalizzazione attraverso l’eliminazione del preesistente mandorleto e la messa a dimora di circa 1.200 piante tra fragni, roverelle, lecci, sughere e ornelli, oltre all’infittimento e nuova realizzazione di siepi miste di biancospino, prugnolo, ciliegio selvatico, ginestra, corbezzolo, fillirea al fine di creare nicchie ecologiche che favoriscano il rifugio e l’alimentazione della fauna selvatica. Per lo stesso scopo è stato realizzato uno stagno per l’abbeveraggio della fauna selvatica che contribuisce all’aumento della diversità faunistica. Lo stagno è stato realizzato con tecniche di ingegneria naturalistica utilizzando l’argilla per l’impermeabilizzazione del fondo e delle pareti. All’interno dell’area sono state collocate, mangiatoie artificiali e cassette nido per rapaci notturni ed altri uccelli.


 

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Per contatti e ulteriori informazioni:

 Comune di Ostuni – Assessorato all’Ambiente

Ufficio: ;

Assessore prof.ssa Giulia Anglani:

E-mail:

 LIPU – Delegato Agostino Cavallo:

 Dott. Paolo Friz: - e-mail:  

 Dott. Gianfranco Ciola:

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