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Parco Archeologico e Naturale
di Santa Maria d'Agnano
La grotta: i ritrovamenti
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Nella grotta di Agnano, ubicata a circa due chilometri dalla cittadina di Ostuni, Donato Coppola conduce dal 1991 ricerche sistematiche che hanno evidenziato come la caverna sia stata sede, per circa 25.000 anni, di riti e culti dedicati ad un'immagine femminile.
Oltre ai due seppellimenti Ostuni 1 e 2, datati rispettivamente al 24.410±320 e al 23.450±170 BP, all'esterno del riparo sono state identificate due aree di pietre subcircolari artificialmente disposte, interpretabili come impianti cultuali, nelle quali erano contenuti dei ciottoli incisi indicativamente inquadrabili tra l'epigravettiano e l'epiromanelliano.
La gestante di Ostuni (nome scientifico Ostuni 1, numero di inventario 34.999) visse in quella fase geologica chiamata Pleistocene superiore contraddistinta dalle glaciazioni (fine del Würm III), in un periodo caratterizzato da un'oscillazione umida tendente ad una fase molto fredda. Lo studio delle faune ci indica che gli animali dominanti cacciati nell'ambiente esterno erano il cavallo (Equus caballus) che costituisce circa il 70% e l'uro (Bos primigenius), antenato selvatico del bue domestico, presente al 30%.
Il paesaggio esterno era caratterizzato quasi al 75% da conifere, anche se in generale si denota che si tratta di una vegetazione poco arborata ed aperta di tipo secco-arido e freddo.
Quindi lo scenario che quotidianamente si presentava agli occhi della donna di Ostuni era quello di una vasta pianura, molto più larga di quella attuale (il mare era forse ad un livello inferiore di parecchie decine di metri) dove scorazzavano indisturbati branchi di cavalli selvatici e pascolavano mandrie di uri. Probabilmente la gola di Agnano venne scelta come area di accampamento più o meno stabile proprio per la possibilità che offriva di controllare gli spostamenti dei mammiferi tra i pascoli dell'entroterra murgico ed il paesaggio della prateria e delle lame, profonde incisioni naturali che solcavano la pianura e che offrivano anche abbeveraggi più o meno costanti nel loro fondo. La sopravvivenza veniva pertanto assicurata da questa enorme potenzialità di carne, oltre che dalla raccolta di bacche ed altre risorse naturali, che però non lasciano tracce leggibili per l'archeologo. La caccia era sicuramente svolta dall'intero gruppo, in periodi prestabiliti e sicuramente rapportabili agli spostamenti della selvaggina.
Il gruppo di cacciatori di Agnano forse non superava le decine di unità ed utilizzava il grande riparo naturale della cavità come dimora più o meno stabile. Le risorse della caccia venivano trasportate nell'accampamento e consumate, mediante cottura delle carni e con una predilezione per il midollo, come ci dimostrano la maggior parte dei resti ossei spaccati a metà. Sicuramente esisteva una divisione di compiti nel gruppo, sia per quel che riguarda la raccolta di risorse alternative (cibi di origine vegetale e combustibile) che per quanto riguarda la realizzazione di oggetti particolari da usare come ornamento personale. E' il periodo in cui le prime manifestazioni "artistiche" mobiliari contribuiscono ad aumentare il prestigio del gruppo e dei singoli possessori di tali oggetti decorati, includenti anche quelli che avevano una specifica valenza cultuale.
Sicuramente le donne, anche per la necessità di accudire ai loro piccoli, dedicavano minor tempo alle attività venatorie, mentre gli uomini forse provvedevano alla macellazione degli animali. In ogni caso il tempo era solo in minima parte destinato ad attività di sussistenza e veniva utilizzato probabilmente per cerimonie varie, anche rituali, che coinvolgevano tutto il gruppo. Tra queste, le più-significative erano quelle legate al seppellimento dei defunti.
Se ricostruiamo la sequenza della sepoltura di Ostuni 1, ci accorgiamo della complessità del rito e del conseguente sforzo collettivo.
Si scava una fossa a cui segue il rito dell'accensione di un focolare all'interno. Nel frattempo il corpo della defunta è stato addobbato con gli oggetti più belli come la cuffia di conchiglie, i bracciali di conchiglie ai polsi e sull'avambraccio, gli oggetti di selce che contraddistinguono l'appartenenza e la sua posizione nel gruppo
Mani pietose depongono la defunta sul letto ciottoloso della fossa disponendo il suo corpo in posizione rannicchiata, con la mano sinistra posta sotto il capo e la destra delicatamente appoggiata sul ventre, quasi a proteggere la creatura che non ha mai partorito. Non sappiamo chi provvedesse poi a cospargere il capo con manciate di ocra rossa, in un tentati-
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